Che lavoro posso fare dopo giurisprudenza? Cerchiamo di fare chiarezza

Finito il sudatissimo percorso universitario la prima domanda che ci poniamo è: "E adesso?". Ci terrei molto a chiarire quali sono gli ambiti lavorativi per un giurista (ovvero colui che è laureato in giurisprudenza).

In primis, come è risaputo, dopo aver completato lo studio del Diritto c'è la possibilità di fare una scelta tra le professioni cosiddette classiche: avvocatura, magistratura e notariato. Tutte queste categorie prevedono un praticantato di 18 mesi (avvocatura ha mantenuto anche l'obbligo di frequentare la scuola forense) al termine del quale, per essere abilitati all'esercizio della professione, è necessario passare un esame. Nel caso di avvocatura si tratta di un esame di stato, nel caso di magistratura e notariato, invece, si tratta di concorsi pubblici. In tutti e tre i casi si tratta di percorsi che necessitano grande studio, spirito di sacrificio e forza di volontà, nonché un certo spirito di adattamento perché prima dei 25-26 anni sarà impossibile essere autonomi lavorativamente parlando.

Il giurista, però, può ambire anche a professioni differenti altrettanto interessanti e stimolanti. In primis quella figura che oggigiorno è molto importante e popolare: il giurista d'impresa. È una figura che si occupa sempre di diritto ma all'interno delle aziende (per esempio un Contract Manager) e altro non è che un esempio di consulente legale.

Con una laurea in giurisprudenza è possibile accedere a numerosissimi concorsi pubblici il cui bando fa appunto riferimento a una figura di giurista, a seconda dei requisiti e delle necessità dell'ente. Nell'ambito della Pubblica Amministrazione, ad esempio, il laureato in giurisprudenza è molto richiesto. Anche la carriera diplomatica è possibile, seppur con la consapevolezza che il percorso è molto lungo e competitivo.

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È possibile anche diventare consulenti del lavoro (il percorso, simile a quello per divenire avvocati, prevede un praticantato e un esame di stato).

Un altro sbocco lavorativo non indifferente è quello dell'insegnamento: è possibile insegnare diritto sia nelle scuole pubbliche che in quelle private o fare ripetizioni di diritto (come me).

Infine, non voglio escludere per nessun motivo, la possibilità di fare un dottorato di ricerca. Per cercare di spiegare in maniera semplice cosa fa il dottorando, sostanzialmente studia e fa ricerca, tra le mille altre cose, e viene pagato per questo dall'università con una borsa di studio. Alla fine di questo percorso che dura in media tra i 2 e i 4 anni, egli dovrà consegnare una tesi di ricerca (di dottorato appunto) e discuterla per poter essere proclamato dottore di ricerca. Si tratta di un percorso impegnativo ma ricco di soddisfazioni personali, che, volendo, apre anche una strada al post dottorato e all'insegnamento universitario.

Spero vivamente di esservi stata utile! In bocca al lupo a tutti e ad maiora!

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